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Uberto Omar Gasche

Uberto Gasche è nato nel maggio del 1951 ad Alessandria d'Egitto e dal 1962 resiede a Roma.
Dalla pittura è passato alla fotografia sperimentale, sia in bianco e nero sia a colori, occupandosi di vari soggetti e in particolar modo di ritratti. Ha pubblicato quattro libri ed ha lavorato per varie riviste di moda, di arredamento ed altre.
Sue sono le campagne pubblicitarie di “Balloon”.
 

Maria Cristina Gasche with Tia

 Uberto with Ben, commercial for "Balloon"

 

The four guardians, some of Uberto's Mastini Napoletano


 

Audrey


 

Cheeta in the tempel

Da sempre alla domanda “cosa ti piace” risponde : le donne e i cani. “Ma come farai, nella vita si deve lavorare!” lo rimproverano i genitori.

Dopo aver provato varie strade, diventa fotografo importante ed  allevatore di cani di tipo molossoide di fama mondiale. Ha visitato e lavorato in molti Paesi del mondo.

Perseverante, deciso, religioso in senso ampio, soprattutto entusiasta , realizza le sue opere con abilità manuale e tecnica ma, soprattutto, con l’anima.

Tutto nella sua vita è induisticamente inscindibile; la sua barca, che e` pronto a difendere contro tutto e tutti, trasporta le persone che ama, i suoi animali, i suoi oggetti, i suoi lavori, le sue passioni.

Possiede una grande cultura visiva. Per lui la fotografia non è  che un mezzo per esprimere come lui sente ed interpreta la realtà.

Diverse mostre, tra le piu´ importanti a Roma al fotogramma sulle creazioni di Roberto Capucci, a Castel Sant’Angelo, a Palazzo Ruspoli, a Genova al palazzo Ducale, poi all’estero in Giappone per la Calcografia Nazionale ed ancora  a Los Angeles per le Olimpiadi. Ha pubblicato quattro libri ed ha lavorato per varie riviste di moda, di arredamento ed altre.

Sue sono le campagne pubblicitarie di “Balloon”.

Critiche sul suo lavoro sono apparse sui maggiori quotidiani e riviste del settore in Italia ed all’estero.

Sono state realizzate varie trasmissioni televisive sul suo lavoro: le piu’ importanti per Mitterrand in Francia, in Italia per Anna Maria Piccinino, per Pandolfi ed altri.

Vive e lavora a Roma nella sua “isola” presso Villa Savoia.  


 

   All’inizio ho guardato con curiosità ma non ero certa di quel che provavo, perché nulla di ciò che si presentava davanti ai miei occhi era stato elaborato già dalla memoria di altro, altra creazione, altra tecnica, altra anima.
Guardare Gasche è fermare il tempo in un istante e sentire che quell’istante non ti abbandona più. Rimane scolpito in una parte ignota della memoria per riaffiorare nel corso dei giorni e delle notti chiedendo, prepotentemente, di decifrarne il senso.
Affioramenti e scomparse nella memoria come nelle tele che accomunano nella fissità e nell’inquietudine la sensualità e l’animalità delle immagini.
Non le donne spogliate, non gli animali, non i frammenti inanimati che spuntano da mura antiche appartengono a questo tempo perché non è nel tempo che si collocano; fissati nell’eternità, trasformati in dei, diventano archetipi radicati nel nostro più profondo inconscio o, forse, rappresentano l’occasione inattesa per evocarli dentro di noi.
Così inizia dentro di noi la ricerca della verità, che l’eccesso innaturale delle tecnologie, l’egemonia invasiva della politica, l’assuefazione continua a vivere in un mondo sempre più virtuale nascondono, avviando tutto l’Occidente verso un inarrestabile declino.

   E’ proprio nella ricerca della verità e di senso che ho incontrato l’arte di Gasche, nel sentimento di fiducia che possa rifondarsi un nuovo Umanesimo, sentimento che sta alla base del mio essere imprenditrice, a cui profondamente si è legata la creazione di Anima, associazione non profit per la diffusione della Responsabilità Sociale d’Impresa.
A Gasche ho commissionato il Premio Anima 2005, riconoscendo in lui un artista del nostro tempo, che ha scelto di vivere "la contemporaneità"; in una dimora d’altri tempi nascosta da un bosco impenetrabile come giungla che divora gli antichi templi, fondali delle sue creazioni, usa tecniche di oggi, tecniche che hanno innovato la comunicazione visiva.
   Essere contemporanei in questa nostra epoca di globalizzazione significa assumersi la responsabilità di svolgere un ruolo attivo di confronto e di proposta.
Nel presente di Gasche vivono insieme la contemporaneità e le infinite stratificazioni del passato, la cui forza evocativa ci impegna sul terreno complesso della conoscenza e dell’interpretazione di una società aperta e in movimento.
E così la nostra visione del futuro, il nostro lavoro quotidiano, la nostra sensibilità, le nostre insicurezze si incontrano con le tracce e i segni del tempo, con le modalità nuove del fare cultura e del progettare la società.

Nicoletta Fiorucci


   

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